Ieri i due rami del Parlamento hanno finalmente liberato il campo dal dibattito sul Mes. La maggioranza si è espressa a favore di una risoluzione abbastanza vaga da tenere tutti assieme, ma anche abbastanza esplicita da confermare la linea europeista dell’esecutivo. Sebbene la risoluzione sia un atto privo di conseguenze pratiche, a nessuno sfugge il suo significato politico, non solo per quanto attiene alle dinamiche nazionali, ma anche per il nostro collocamento internazionale e il ruolo che Roma spera di giocare nel futuro prossimo. Soprattutto, le Camere hanno posto un importante suggello su una riforma che è un pezzo essenziale dell’evoluzione istituzionale europea. Due sono le novità principali. In primo luogo, l’introduzione di un “backstop” al Fondo di risoluzione unica: in pratica, un meccanismo per consentire l’intervento europeo in caso di crisi bancarie, che rende contemporaneamente le banche meno sensibili al rischio domestico, e i governi meno esposti sul fronte bancario.
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