Le offerte a Renzi sull'Onu ("Ma era la Nato"), poi gli sms della rottura. Il vertice con Zingaretti, a cui il premier ha promesso tutto, tranne il Mes. Ma sui servizi segreti lo scontro col Pd resta feroce, e anche i ministri più "contiani" protestano
Che gli incontri con Giuseppe Conte, come quello di domani mattina, valgano a poco per risolvere i problemi, Matteo Renzi l’ha capito a fine novembre. Quando, ricevuto a Palazzo Chigi, si vide trattato con ogni riguardo. “Anche quella cosa dell’Onu, Matteo, se vuoi ci attiviamo”. “Sarebbe la Nato, presidente, e comunque non ci tengo”. Ma insomma i dissidi sembravano risolti, col leader di Iv che aveva promesso il suo via libera alla legge proporzionale ottenendo in cambio la promessa di una sua centralità nella partita del Recovery plan, un riequilibrio degli assetti in Rai, l’intesa su un rimpasto che riguardasse anche la delega ai servizi segreti. Insomma, la politica. E ne erano seguiti scambi di rallegramenti con Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini: “Sì, stavolta ci siamo”. E invece tre giorni dopo, ecco i virgolettati del premier sul Corriere della Sera che riducevano il tutto all’arrivismo del senatore di Scandicci. “Ma come puoi dire certe cose?”, gli chiedeva Renzi. “Non le ho dette, Matteo, credimi”, risposta del premier.
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