Dopo il blitz per confermare il suo fedelissimo Vecchione, ora il premier temporeggia per riempire le nomine mancanti. E così spera di calmare il Pd, e ricucire con D'Alema e Gianni Letta. Ma lo stallo manda in fibrillazione la nostra intelligence
Quando le baruffe smuovono la cenere del quieto convivere, la brace che arde si rivela proprio negli atti più banali. E così finisce che l’insofferenza del Pd verso lo stallo con cui si sta gestendo la faccenda dei diciotto pescatori tenuti prigionieri in Libia, in un rimpallo di responsabilità tra la Farnesina e Palazzo Chigi che va avanti da inizio settembre, si scarichi in una mozione parlamentare che, a prenderla solo per quel che è, avrebbe del paradossale. Perché in sostanza i senatori dem, la cui pattuglia è peraltro legata per la gran parte al ministro della Difesa Lorenzo Guerini, chiedono al loro governo di darsi da fare per “mettere in campo tutte le iniziative necessarie” per sottrarre l’equipaggio dei pescherecci italiani dalle mani del generale Haftar. Ora. Centosette giorni dopo il sequestro. Al che è uno dei firmatari a incaricarsi di spiegare il senso dell’operazione: “Non vorremmo – dice il senatore dem – che a Chigi stessero temporeggiando per allestire un ritorno in grande stile a Natale, magari in diretta Facebook”.
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