La riunione organizzata da Zingaretti con ministri ed eletti dem. "Non possiamo stravolgere l'impostazione e ricominciare la trattativa con Bruxelles", spiega il titolare dell'Economia. E deputati e senatori insorgono. Ma Franceschini non vuole grane sul governo
A prendere per buono il resoconto fornito da chi c’era a beneficio degli assenti, è andata grosso modo così: “Gualtieri, che sarebbe anche un deputato di questo partito, ci ha detto che l’impianto non può essere cambiato se non con ritocchi marginali, e che quindi non dobbiamo rompere le scatole”. Poi si sa, sulle chat di partito ci si lascia spesso prendere la mano. E però è indubbio che i deputati e i senatori del Pd non abbiano affatto gradito la sbrigatività con cui, lunedì pomeriggio, il ministro dell’Economia ha liquidato la faccenda del Recovery plan. Una riunione che doveva testimoniare la volontà del governo, sponda dem, di coinvolgere le truppe parlamentari sul più importante progetto di riforma del paese degli ultimi decenni, e che invece ha finito per alimentare i sospetti di chi crede che tra Montecitorio e Palazzo Madama si potrà discutere ben poco. E così, dopo una accomodante introduzione di Nicola Zingaretti, si è scesi nel dettaglio del Pnrr con gli interventi dei ministri coinvolti.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE