Il vicesegretario del Pd invoca "un assetto nuovo per una fase nuova". E aggiunge: "Il premier individui un suo uomo di fiducia". Anche i grillini sono critici: "Il presidente ha già tanti impegni. Ma deve darla a uno del M5s", dice la Dieni
Che non sia un capriccio estemporaneo, Andrea Orlando ci tiene a spiegarlo subito. “La questione dell’autorità delegata ai servizi segreti si pose già durante la formazione del governo”, ricorda al Foglio il vicesegretario del Pd, che alle trattative per la nascita del BisConte partecipò del resto con un ruolo non proprio marginale, stando accanto a Dario Franceschini per imbastire la trama rossogialla. “E allora si decise di lasciarla in capo al premier per evitare che l’attribuzione di un incarico così delicato fosse oggetto di spartizione politica”. Poi si sa com’è andata: a Giuseppe Conte nessuno gliel’ha più tolta, quella delega. “E il punto sta qui – dice Orlando – perché la fase impone di cercare un assetto nuovo”. Una fase che è diversa a livello internazionale, dopo il cambio della guardia alla Casa Bianca, e anche dentro il perimetro incerto della maggioranza di governo. “E insomma credo sia necessario domandarsi – ci dice ancora Orlando – se sia opportuno che tutto resti nelle mani del premier”.
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