Filosofo, politico, opinionista. Trent'anni di noia, liti, demolizioni. E non molla. E' l'inascoltato che tutti ascoltano. Tv, radio, carta stampata. Ritratto a tappe di Massimo Cacciari. E non chiedetegli dei capelli
E’ il Keplero dell’ “io ve lo avevo detto”, il massimo esponente del “qui va sempre peggio”, l’Hegel del “ma lo volete capire? E che cavolo!”. C’è un termine decisivo che permette di comprendere la vita di Massimo Cacciari, di accedere all’opera del filosofo e del politico. In pratica, dell’uomo. Questa parola è “puttanata”. “La riforma di Renzi, fatta così, è una puttanata”; “il reddito minimo è una grande puttanata”; “dire che con Salvini sarebbe stata un’ecatombe, è un esempio di puttanata”. La “puttanata” è la sua fenomenologia dello spirito. L’occasione per celebrarlo non è solo lo speciale anniversario del suo esercizio, “il trentennale delle cose che Cacciari dice da trent’anni” (su Twitter è una campagna e un sorriso).
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