Scenari post assoluzione
Virginia Raggi assolta e adesso il Pd cosa farà?
L'assoluzione della sindaca rafforza la sua candidatura e costringe il Pd ad accelerare. Appoggiare Carlo Calenda?
L’assoluzione di Virginia Raggi mette nei guai il Partito democratico. Chi tra i dem confidava che una condanna della sindaca potesse metterla fuori dai giochi ha perso la propria scommessa. Il presidente della seconda sezione penale della Corte d’appello di Roma Antonio Lo Surdo ha confermato il giudizio di primo grado e assolto la prima cittadina dall’accusa di falso in atto pubblico. Alla lettura della sentenza una nutrita schiera di supporter, composta dal marito Andrea Severini, i deputati Francesco Silvestri e Giulia Sarti, i consiglieri comunali Giuliano Pacetti, Paolo Ferrara, Annalisa Bernabei e Angelo Diario e lo staff, si è lasciata andare a un lungo applauso liberatorio.
Baci, abbracci, qualche lacrima. Persino una battuta non felicissima a tema pandemia “Così per festeggiare finisce che facciamo una strage”. Le brevi parole lette dal giudice hanno sciolto in gioia e sorrisi la tensione del collegio difensivo e di quello parallelo, più prettamente politico, che ha seguito la sindaca sino in Tribunale. Quelle stesse parole devono aver raggelato il convitato di pietra nell’aula Europa della Corte d’appello, il Pd. Una condanna della sindaca, complice il rigido codice etico grillino, l’avrebbe messa fuori dai giochi: impedendole di ricandidarsi con il Movimento e permettendo di realizzare anche nella Capitale l’alleanza giallorossa.
Virginia Raggi, invece, esce da questa vicenda più forte di prima. Come spiegava al termine del processo il deputato Francesco Silvestri la candidatura di Raggi non sarà un totale automatismo. Ma poco ci manca. “I candidati – ha spiegato il grillino – per statuto si scelgono con una votazione interna, ma dubito che Virginia possa avere problemi di sorta”. I dem, che su Raggi hanno messo un veto da mesi, invece, si trovano con una grana in più da risolvere. E in tempi celeri.
Che fare? Convergere su Carlo Calenda? Il leader di Azione, già in corsa ma per ora senza il sostegno Pd, a inizio settimana ha abbandonato il tavolo di coalizione in polemica: “I dem sperano nella condanna per fare l’alleanza con i 5 stelle”. Oggi si è affrettato a commentare l’esito processuale: “Complimenti a Virginia Raggi per l’assoluzione. Sempre una buona notizia”. (pronta la replica della sindaca al suo potenziale avversario “Grazie Carlo”).
L’alternativa sono le primarie, ma quali sarebbero gli altri nome? Dopo diversi scrollate di braccia non sono scesi assi da calare. Perché dunque non sostenere Calenda che ieri intanto ha incassato l’endorsment del sindaco di Milano Beppe Sala? Al Nazareno il timore è che la candidatura dell’ex ministro dello Sviluppo economico, con Raggi in campo, possa non risultare vincente. Il rischio, in breve, è quello di perdere consensi a sinistra. Calenda o meno, comunque, quel che è certo è che Raggi qualche voto lo porterà via a prescindere. Percentuali a due cifre. E quindi – anche se dopo la sentenza il segretario Andrea Casu ha ribadito via Facebook che “Questa sentenza non nasconde il malgoverno e il fallimento della Sindaca” – è evidente che almeno al secondo turno i voti di Virginia Raggi saranno fondamentali per sconfiggere il centrodestra.
Con la sentenza naufraga anche la possibilità auspicata in settimana dall’ex vicesindaco e senatore Pd Walter Tocci. “Un’alleanza d’umiltà tra Pd e M5S” civica e senza simboli di partito per rilanciare la Capitale. Un’idea che piaceva molto ad alcuni dissidenti grillini in Campidoglio - Enrico Stefàno, Marco Terranova, Donatella Iorio e Alessandro Agnello - che hanno scaricato Raggi e lanciato il progetto “Piano di Roma” proprio per andare nella direzione auspicata da Tocci: una grande lista civica con un’unica connotazione politica, il bene della Capitale.
Anche chi dentro le fila dei grillini puntava su una condanna per tessere poi l’alleanza con il Pd su un altro nome (qualcuno aveva già fatto quello del viceministro alla Salute Pier Francesco Sileri) è rimasto deluso. A loro e non solo si è rivolta la sindaca dopo la sentenza. “Questa è una vittoria mia e del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana. Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto all'interno del MoVimento 5 Stelle. Ora è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio”. Sassolini veementemente tolti dalle scarpe.