Roma. Appunti dall’agenda Mieli: “Ricordare a Giuseppe Conte che Winston Churchill non ha promesso cashback e ristori. Il suo metodo da uomo di gomma è fallimentare. Farglielo sapere. Terza volta in un anno che Matteo Renzi fa la voce grossa. Se non ottiene nulla, che figuraccia. Scriverlo. Suscitare dibattito su ipotesi alleanza Pd-M5s. Presentarsi con Conte dopo aver fatto cadere Conte? Unico modo per resuscitare la destra. Che sbaglio. Dirglielo”. Se è davvero una crisi di governo, c’è allora qualcosa che non funziona. Non è così che si gestisce un passaggio tanto importante. Occorre una agenda. Questa è la più gloriosa. E’ l’agenda di Paolo Mieli. La vera. Parla con Il Foglio l’ex direttore del Corriere della Sera. Il governo cadrà? “Io penso che alla fine galleggerà”. Si può votare? “No. Ma un altro governo sarebbe all’altezza. Sicuramente più di questo. Sarebbe meno votato al compromesso”.
Un esecutivo a guida Mario Draghi? “Non solo lui tra le possibilità. Ma lui sarebbe la migliore soluzione d’emergenza come in Francia con De Gaulle. Accetterebbe”.
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