Assolta in secondo grado nel processo per falso sul caso Marra. E quasi quasi questo è il meno, ché a Virginia Raggi stavolta è andata l'acqua per l'orto, e non soltanto dal punto di vista giudiziario, dopo la grande paura della condanna per falso. Il fatto è che l'assoluzione sta trascinando con sé, per eterogenesi dei fini o come diretta conseguenza politico-movimentistica, tutto quello che a inizio autunno pareva fantascienza per il sindaco uscente e in corsa per il secondo mandato – un sindaco che ha alle spalle quattro anni non proprio da parata di trionfo. Eppure stavolta, visto il ritardo altrui (in particolare del Pd nel tirare fuori l'eventuale nome alternativo a Calenda o nell'accettare l'ineluttabilità di una convergenza su Calenda), e visti i movimenti nel centrodestra, Raggi sembra voler capitalizzare il momento in cui il M5s nulla può dire contro di lei (tanto che la linea “Alessandro Di Battista pro Raggi” deve diventare improvvisamente e obtorto collo maggioritaria): altro che tavolo con il Pd su più fronti (e su varie città), sogno di mezza estate di parte del Pd e dei nemici interni di Raggi nel M5s. Il sindaco oggi pensa a una lista o addirittura due liste Raggi – una civica e una meno civica. Liste capaci, magari, di strappare al Pd ancora indietro nella corsa volti e consensi in aree contigue a quelle di tradizionale appannaggio dem. Ed ecco che la “compagna Virginia”, dopo aver scelto come delegato alle Periferie e alla Legalità la giornalista antimafia di Repubblica Federica Angeli, sotto scorta per le minacce ricevute dal clan Spada di Ostia e simbolo di battaglie con cui la sinistra Pd e le sinistre a sinistra del Pd vorrebbero essere identificate – comincia a coccolare l'idea, informalmente ma non troppo, di ingaggiare per la battaglia capitolina anche un altro volto simbolo di lotte altrui: quello di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, impegnata nel processo sulla morte del fratello per più di un decennio. E, per poter sovrapporre la propria faccia alla linea delle donne-coraggio che anche altri vorrebbero avvicinare in vista della campagna elettorale, il sindaco uscente dimentica le parole che in passato le stesse donne coraggio hanno detto su di lei. Ci furono tempi, infatti, in cui Federica Angeli dava di “bugiarda” a Raggi, a proposito dello stesso caso oggetto, oggi, della suddetta sentenza di assoluzione. Ora però la giornalista e delegata alle Periferie dice del sindaco: “Fui durissima con lei, davvero molto dura”. E racconta di essersi già scusata privatamente, un paio di anni fa, dopo un colloquio chiarificatore, ma di volerlo rifare oggi pubblicamente, su Facebook, al grido di “sono convinta che la verità arriva sempre”. E se è vero che Raggi, nel 2019, ha partecipato alla marcia per i dieci anni dalla morte di Stefano Cucchi, iscrivendosi all'associazione omonima, è anche vero che in precedenza Ilaria Cucchi aveva accusato il Comune di Roma di voler tenere in piedi il cosiddetto “processo farsa” sulla morte del fratello per ottenere risarcimenti. E insomma non da oggi il sindaco Raggi, in cerca dei consensi perduti nei primi anni di sindacatura, alterna momenti “law and order”, quelli che le servono per bloccare l'emorragia di voti a destra, a momenti equi e solidali (c'è infatti anche un elettorato catto-dem da conquistare o da strappare al Pd). Ma oggi la querelle Pd-Calenda e i tempi lenti su Roma del Pd alleato di governo del M5s devono aver convinto il sindaco – che intanto preme anche per ottenere per Roma parte dei fondi Recovery – ad andare oltre le campagne minimaliste per il lancio del nuovo cestino dei rifiuti e la grandeur sulle luci di Natale. (E il Pd, che sul piano nazionale non esclude accelerazioni e voti anticipati, sulla capitale rimanderebbe volentieri a settembre).
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