L’annuncio di una nuova variante di coronavirus nel Regno Unito ha ripiombato l’Unione europea all’inizio della crisi del Covid-19 dello scorso marzo. Misure nazionali unilaterali annunciate in modo caotico, frontiere chiuse all’improvviso, ipotesi di divieto di ingresso valido per tutta l’Ue evocata e smentita: nonostante gli sforzi per coordinare la risposta al Covid-19, ciascuno stato membro continua ad andare per conto proprio. Nella notte tra sabato e domenica, dopo l’annuncio di un nuovo lockdown nel sud dell’Inghilterra a causa di una mutazione che rende il Covid-19 fino al 70 per cento più contagioso, i Paesi Bassi sono stati i primi a sospendere i voli aerei da e per gli aeroporti britannici. A mezzogiorno il Belgio ha interrotto il traffico aereo e ferroviario. Poche ore dopo anche l’Italia ha annunciato il blocco dei voli. Ma la decisione più radicale è stata quella della Francia che dalla mezzanotte ha vietato il traffico di passeggeri e merci, decretando l’isolamento del Regno Unito dal continente.
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