Azzardi lessicali, formule, trovate, calembour, colpi di genio creativo, forse più un paroliere che un giocatore di poker (o un parolaio) come invece viene descritto da alcuni suoi colleghi della politica. Un tempo fu “Rottamazione”, “Adesso”, “l’Italia cambia verso”, poi arrivò “Stai sereno”, fino a immagini grottesche eppure efficaci tipo “l’articolo 18 è come il gettone telefonico nell’Iphone”. Irridente, intuitivo scavezzacollo dalla battuta pronta e dall’invenzione facile. Ed ecco allora che lunedì sera è arrivata l’ultima creazione di Matteo Renzi: il piano “Ciao”. Ecco la parola italiana più famosa nel mondo assieme a Roma, pizza, amore e mafia. Usata contro Giuseppe Conte. La parola più onomatopeica che ci sia. “Ciao”, appunto. Un soffio. Quattro lettere. Ben più definitiva e beffarda del famoso e ormai antico “Ciaone”, perché, d’altra parte, nessuno fa un piano “Ciao” per restare al governo e chiedere due ministri e un sottosegretario. Nessuno dice “Ciao” e poi si siede a tavola. Ma poiché la facilità inventiva di Renzi seppure gli ha consentito di generare capolavori di marketing elettorale spesso gli ha anche preso la mano spingendolo all’errore, adesso alcuni amici dicono che se ne sia un po’ pentito. Come si fa a tornare indietro dopo aver salutato? Dopo aver detto “Ciao”? Chissà.
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