Il precedente di Gentiloni che non regge, l'operatività quotidiana dell'intelligence da garantire, il ricordo degli anni bui del Piano Solo e del Sifar. I due dirigenti del Pd ribadiscono che al premier non conviene tenere per sé la delega della discordia
Lui dice di non capire il perché di tanta insistenza. “Forse non si fidano di me?”. Gli altri provano a spiegarglielo in tutti i modi, e non capiscono la sua inamovibilità. “Ma il premier non deve vivere questa richiesta che viene dalle forze della sua maggioranza come un atto di sfiducia nei suoi confronti”, dice allora Piero Fassino, provando a sgomberare il capo da malintesi e ipocrisie. “Così come chi lo sprona a cedere la delega non deve farlo sulla base di rivendicazioni politicistiche”. Il problema resta sempre quello: la delega ai servizi segreti. Problema sollevato dal Pd mesi fa; poi squadernato da Matteo Renzi coi toni contundenti che gli sono propri. Eppure Giuseppe Conte resta lì, tetragono alle critiche di Pd e Italia viva.
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