“Si chiude un anno paradossale: in qualità di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ho il mandato di sbloccare i cantieri ma poi non posso andare fisicamente a inaugurarli. Ho investito 11 miliardi e mezzo per la mobilità del futuro, il trasporto rapido di massa, il completamento delle metropolitane, ma poi le persone non possono spostarsi”. A parlare è Paola De Micheli, numero uno del dicastero delle Infrastrutture e Trasporti, talvolta annoverata, nei boatos di palazzo, come figura traballante del Conte II. “Sono la prima donna a guidare un ministero tipicamente maschile – incalza lei – I dirigenti apicali del ministero, nel bigliettino di auguri natalizi, mi hanno scritto una frase di Annibale che tradotta significa più o meno che, se non c’è un modo di fare le cose, io lo trovo sempre, perciò non mi stupisco se qualcuno s’infastidisce…”. Emblematico è il caso Autostrade: in molti puntavano il dito contro di lei ma poi si è scoperto che a incontrare l’ex ad di Atlantia Giovanni Castellucci era il titolare dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. “Ho trattato quel dossier con particolare rigore, forse anche con rigidità. Quando c’è di mezzo una concessione il ruolo di vigilante è fondamentale perché i privati hanno il diritto di guadagnare legittimamente ma non devono approfittare del ruolo di monopolisti. Quanto alle polemiche, io sono abituata a fare le cose, non mi piace perdere tempo in chiacchiere”.
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