Mai una parola in più, mai una briciola di potere in meno. Chi è il ministro della Cultura, Dario Franceschini
Non comanda ma vicecomanda. E’ il secondo che pesa più del primo, il nostromo dei governi e dei partiti senza guida. Dario Franceschini è l’ultimo dei grandi quadri antichi. E’ stato il vice, la spalla, di Zaccagnini, Marini, D’Alema, Amato, Rutelli, Letta, Renzi. Perfino nel buio era l’altro. Vicepremier di un governo che non c’era: l’esecutivo ombra di Walter Veltroni. Quando parla si porta la mano alla bocca perché teme l’ascolto: “Per favore, sottovoce”. Per proteggersi dalla pandemia oltre alla mascherina indossa i guanti di lattice che è la sostanza con cui maneggia le cose del mondo: “Non avete ancora compreso la gravità”. Franceschini che è stato colpito da un infarto, ricoverato nel 2014 a Udine (“vi ringrazio, ma non venite a trovarmi”) dicono soffra di ipocondria: “Aprite le finestre. Fate arieggiare”.
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