Roma. “Noi speriamo che a breve si possa rilanciare il patto di legislatura. Il Recovery Plan non è solo l’occasione per risollevare il paese dalla crisi del Covid ma anche per risolvere problemi antichi del nostro Paese”, dice al Foglio Alessandro Alfieri, senatore e coordinatore nazionale di Base Riformista, la corrente di Lorenzo Guerini e Luca Lotti. “Il governo può essere rafforzato, ma dopo aver rinsaldato il patto di legislatura”, dice Alfieri, che parla a nome di tutta la componente e spiega: il problema non è Giuseppe Conte che, anzi, deve restare al suo posto. “Conte è una figura che ha saputo affrontare vari passaggi con efficacia e ha svolto una funzione rassicurante per una parte importante della popolazione. Ha operato bene”. Dalla crisi politica quindi come se ne esce? “Renzi ha alzato molto il tono della sfida e le diffidenze sono cresciute su più fronti. Queste diffidenze vanno via via dissipate. L’obiettivo non è portare a casa un rafforzamento personale ma mettere al primo posto il Paese. Davvero vogliamo perseguire la strada delle elezioni anticipate? Il rischio c’è davvero, se si forza troppo la mano. Ma non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo occuparci di gestire al meglio le risorse dell’Europa e di fare una campagna vaccinale degna di questo nome per uscire definitivamente dall’emergenza. Per questo non possiamo permetterci una crisi e le conseguenti elezioni”.
I numeri non sono mai stati rassicuranti al Senato per l’attuale maggioranza. Alfieri è lì e lo vede tutti i giorni. È un problema non da poco. Anche perché c’è chi, come Matteo Renzi, costantemente cita il peso numerico dei suoi 18 senatori (Base Riformista per la cronaca ne ha 20): “Questo continuo richiamo non ci piace. Pur avendo titolo, noi evitiamo di farlo. Il nostro interesse è dare una mano al partito per rilanciare il patto di legislatura. A Nicola Zingaretti, che ha la responsabilità di guidare il Pd, chiediamo la condivisione delle scelte principali”. In questi giorni di trattative, c’è chi ha la sensazione che Renzi stia riuscendo a ottenere quel che voleva. Non c’è il rischio che a rimetterci sia proprio Base Riformista, che esprime il ministro della Difesa, il cui posto fa gola a molti? “Lorenzo Guerini sta lavorando molto bene e chi lavora bene non deve temere niente. Il punto a mio avviso è un altro. Base Riformista dall’inizio del suo percorso ha garantito che il Pd si potesse muovere con la massima unità, lo ha fatto in tutti i passaggi più complicati, a partire dalla scissione”. Insomma, sottolinea Alfieri, “è così che il Pd ha potuto mantenere intatta il suo profilo plurale e unitario. A maggior ragione lo deve fare adesso. Per questo penso che Zingaretti riuscirà a tenere insieme tutto il partito. Siamo sempre stati leali e vogliamo dare anche in questa fase una mano a tutto il Pd”. Purché, naturalmente, non ci siano scherzi: “Le scelte vanno condivise”, avverte Alfieri, che però ha fiducia nel segretario del Pd per quanto detto dallo stesso Zingaretti durante la segreteria del Pd di lunedì scorso.
Quanto a Renzi, “non penso che il punto sia dividere il mondo in vincenti e perdenti a seconda di quanti ministeri ottiene un leader politico. Per giunta, per Renzi sarebbe una sconfitta se si dovesse chiudere tutto con una poltrona in più per Italia viva. Non sarebbe all’altezza delle ambizioni che ha esternato pubblicamente. Ripeto, il problema è un altro: come rilanciare l’azione di governo”, dice ancora Alfieri. Ma quindi alcune modifiche da apportare all’esecutivo sono ipotizzabili? “Il rafforzamento del governo è di per sé una conseguenza del nuovo patto di legislatura e in questo caso deve essere la conseguenza degli obiettivi ambiziosi che riusciremo a darci”.
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