Intervista/2

"Esiliato, assolto. Chiedevano l'arresto. Per il Pd sono infetto". Parla Mario Oliverio

Carmelo Caruso

Protagonista di una vicenda giudiziaria finita con l'assoluzione ma che lo ha estromesso dalla politica. Gli è costata la ricandidatura. Ex governatore della Calabria, dirigente del Pd. "Non vengo più invitato dal partito". La sua versione

E’ vero che è stato anche “esiliato”? “La misura iniziale era addirittura l’arresto. E’ stato il gip a disporre un provvedimento di obbligo di dimora nel mio paese di residenza. Era il 17 dicembre del 2019. Sette finanzieri si sono presentati a casa mia per consegnarmi un plico di 250 pagine. Ero il presidente della regione Calabria. Quel giorno stavo per essere ricevuto dal ministro della Salute”.

 

Non era dunque un malversatore, non era da brigante il suo sciopero della fame. La procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, non è riuscita a dimostrare le accuse di corruzione, abuso d’ufficio, nei confronti di Mario Oliverio. L’indagine della procura di Catanzaro, la richiesta di pena a quattro anni e otto mesi, è stata smontata dal gup di Catanzaro. Il fatto non sussiste. Il processo si è svolto con il rito abbreviato. Oliverio non è un eroe e nessuno vuole farne un simbolo di malagiustizia. Secondo un giudice, la procura ha sbagliato tanto da assolverlo. Oliverio è stato eletto con i voti del Pd. Oltre il 61 per cento. E’ ancora “formalmente” un suo dirigente. Dice: “Rimango un uomo di sinistra ma la sinistra mi ha scacciato. Per il Pd sono un infetto”.

 

Dopo l’indagine, e il processo, il partito, ha deciso di non ricandidarlo. Si è scelto di presentare un imprenditore come Pippo Callipo, una persona perbene che in passato aveva sostenuto il centrodestra. Alle elezioni regionali è stato sconfitto. Eletto in consiglio regionale ha deciso di lasciare per fare ritorno alla sua professione. Il Pd in Calabria è commissariato. Perché la procura ha iniziato a indagarla?  “Inizialmente mi ha indagato per abuso d’ufficio. L’abuso, che non c’è mai stato, riguardava un impianto di risalita a Lorica. Per la procura lo avrei finanziato senza procedura. Insieme ai miei legali ho spiegato che nessun politico può istruire un finanziamento senza l’autorizzazione di un dipartimento o di un settore competente. Sono i dirigenti a istruire”. I

 

l 22 dicembre 2019, pochi giorni dopo, a Oliverio viene contestato un altro reato. La corruzione. “Ritorna la Guardia di Finanza. La tesi era un’altra. Uno scambio con l’impresa che aveva vinto l’appalto di Lorica. Gli avrei affidato quel lavoro con la richiesta di rallentarne un altro a Cosenza. E tutto questo per mettere in difficoltà un mio avversario politico. Cosenza in quel momento era una città commissariata. Dov’era l’avversario? Ho argomentato dicendo che si trattava di fondi europei e che  per non perderli avrei dovuto accelerare anziché rallentare”.

 

Tre mesi dopo aver ricevuto il provvedimento di obbligo di dimora, la Cassazione dispone l’annullamento della misura e “senza rinvio”. Stabilisce che nel caso Oliverio esiste un “chiaro pregiudizio accusatorio”. E’ il 20 marzo 2019. Passano tre mesi in cui l’immagine della regione Calabria viene distrutta. Intorno a Oliverio si stringono 280 sindaci. Gli chiedono di candidarsi ugualmente. Al congresso del Pd, Oliverio ha sostenuto Zingaretti: “In Calabria è stato eletto con i miei voti”. Quando l’ha sentito l’ultima volta? “Il dicembre del 2019 quando, con  una lettera, ho annunciato il ritiro. Non volevo essere divisivo”.

 

Il Pd ha motivato il suo ritiro con la necessità di un ricambio generazionale. Non lo ha mai collegato alla vicenda giudiziaria. La sua scelta è stata autonoma? A chi dobbiamo credere? Oliverio risponde e ricorda gli anni di Callipo. “74 anni. E’ stato un ricambio? Mi sono tirato indietro perché il partito non mi permetteva più di andare avanti”. Il Pd è ancora il suo partito? “Certamente. Sono un dirigente del Pd. Faccio parte della direzione anche se non vengo più invitato”. La sua nomina non decade con la conclusione della sua esperienza da presidente? “No. Alla direzione del Pd sono stato eletto. Spero solo di tornarci”.

 

Oliverio non ha messaggi contro la magistratura. “La sentenza è netta”. Non sa come potrebbe essere risarcito perché “andrebbe risarcita l’immagine della mia regione. E quella chi la risarcisce?”. Si candiderà alle prossime regionali? Oliverio non ha deciso. “Sento parlare della candidatura di Luigi De Magistris. Spero solo che il Pd non si pieghi al giustizialismo del M5s. Mi auguro, dopo questa sentenza, che il partito che mi escluso possa da domani riabbracciarmi”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio