Le telefonate di Zingaretti al premier: "Coi responsabili non si va lontano". La tela di Franceschini e Mattarella per spingere Giuseppi a riaprire le trattative. Ma Renzi prima rilancia, poi tira dritto. Le lusinghe a Nencini, le minacce su simbolo e staff. Poi le dimissioni delle ministre di Iv
Che il metro di valutazione, e pure gli obiettivi, fossero inconciliabili, s’è capito poco dopo le quattro del pomeriggio. Quando Nicola Zingaretti, col tono speranzoso, è tornato a contattarlo per avere da lui la certezza che l’apertura di Giuseppe Conte fosse stata sufficiente. “Be’, mi pare un passo in avanti, no?”. E allora Matteo Renzi ha scambiato un’ultima occhiata coi suoi, coi fidi Ettore Rosato e Francesco Bonifazi che gli sono stati accanto tutta la giornata, col sottosegretario Ivan Scalfarotto e le ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova, ha preso un po’ di tempo. Poi ha risposto: “A me pare niente”. Ed è stato inevitabile, lì, che chi per quell’intesa quasi impossibile aveva a lungo lavorato, spendendo di sé la miglior parte delle proprie diplomazie, ha visto quel rifiuto come un atto di scriteriata arroganza: “Quello di Iv è un errore gravissimo, un atto contro l’Italia”, dice il segretario del Pd.
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