Il premier è sicuro dei numeri in Aula, e va alla conta. Ai suoi nuovo sostenitori potrà anche dare ricompense in un nuovo esecutivo. La baruffa sul calendario. La preoccupazione del Quirinale. Il leader di Iv alle prese coi malumori del suo gruppo. Ma martedì, al Senato, sarà un rodeo
La cosa strana è che entrambi hanno fretta. E in questa corsa parallela non si capisce chi insegua chi. Così Giuseppe Conte è convinto che la compressione della crisi giochi a suo favore. E Matteo Renzi, invece, pure. “Mi dicono di aspettare perché una parte del Pd forse ancora ci crede, nella riconciliazione con Iv”, riferisce il premier alle sue sentinelle in Parlamento, con l’aria di chi nei suggerimenti di Dario Franceschini (“Non escluderti a priori di dover tornare a confrontarti anche con Iv”), nei suoi inviti alla cautela, ci sente il retrogusto dell’insidia. E allora spinge perché lo spazio per la riconciliazione non ci sia, perché le tossine messe in circolo dalla conferenza stampa di Renzi (“Mi ha dato dell’antidemocratico: ma vi rendete conto?”) non possano essere smaltite.
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