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“Dobbiamo evitare che la difesa della posizione del Pd diventi la sacralizzazione di Conte”, dice Orlando
Casini al Foglio: "Bisognerà tornare a confrontarsi con Renzi". Faraone (Iv): "Se Conte scioglie alcuni nodi Italia viva c'è". Il terzo giorno di crisi di governo in diretta, con tutti gli aggiornamenti ora per ora
Il terzo giorno di crisi di governo s'è aperto con l'intervista che Matteo Renzi ha rilasciato alla Stampa. E da cui si è cercato di decrittare qualcosa in più in mezzo alla coltre nebulosa che avvolge queste ultime ore della politica italiana. Interrogato sulla sostituzione di Italia viva con una pattuglia di responsabili, Renzi ha detto, a proposito di Conte: "Non mi pare che abbia i numeri. Ma se li avrà, auguri. È la democrazia. E la democrazia è sacra. Resta un fatto, però: se non prende 161 voti, tocca a un governo senza Conte". Che è poi il suo obiettivo dall'inizio della crisi: forzare la mano al punto da costringere i partiti dell'attuale maggioranza a convergere su un nome altro rispetto al professore di Diritto privato all'Università di Firenze.
Perché si parla di 161 voti?
Anche senza l'apporto di Italia viva, il Conte bis sostenuto da una maggioranza composta da Pd, M5s e Leu non avrebbe problemi a ottenere la fiducia alla Camera, dove ha un margine di sicurezza piuttosto ampio. I problemi sorgono al Senato, dove anche grazie al gruppo renziano il margine rispetto alla maggioranza di 161 voti cui fa riferimento Renzi era di 4 senatori (in totale la maggioranza arruolava 165 senatori). Con il venire meno dei 18 esponenti di Italia viva si torna a 147: servirebbero quindi almeno 14 voti di cosiddetti "responsabili" per raggiungere una maggioranza assoluta in grado di votare la fiducia al governo, e verso cui è già partito un discreto recruitment. Molti si sono chiesti se una parte degli stessi esponenti di Italia viva non sia disposta a concedere il sostegno a Conte. "Forse qualcuno lascerà, ma se fossi nel governo, almeno per scaramanzia, aspetterei martedì per vedere come va a finire", ha ribadito a riguardo Renzi nell'intervista di oggi.
Inoltre Renzi ha anche cercato di gettare una luce sinistra sulla solidità con cui il Partito democratico sta portando avanti una difesa indefessa nei confronti di Conte, raccontando che "ho utilizzato verso Conte parole molto più gentili di quelle che usava Zingaretti su di lui nei nostri colloqui privati. Evidentemente ha cambiato idea". Anche il capogruppo al Senato del Pd Andrea Marcucci, sempre alla Stampa, ha detto di ritenere l'ipotesi di un Conte ter con Italia viva ancora la preferibile e che non sarebbe disposto a immolarsi sull'altare di Conte, aprendo alla possibilità che a Palazzo Chigi possa finirci un esponente dei dem.
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