"Conte ora è l'uomo giusto”. Parla Bruno Tabacci
“Cambiare idea non vuol dire essere trasformisti. So costruire reti tra le persone", dice il presidente di Centro Democratico
È vero che Giuseppe Conte le chiede consiglio? “Lo sento spesso ma non intendo farmi scudo del fatto che parlo con lui”, Bruno Tabacci è il sempiterno democristiano, folgorato sulla via del premier. Il nome del futuro partito esiste già? “Non ci abbiamo ancora pensato ma sarà una lista di centro, progressista e alternativa ai sovranisti. Raccoglierà il meglio delle tradizioni politiche della storia repubblicana e Conte ne sarà il leader”. Lei dice che il premier ha il physique du rôle? “Non è algido come Monti, sa comunicare. Io ho notato per primo che in lui c’era qualcosa che andava al di là di Salvini”. In che senso? “Citava filosofi francesi come Jacques Maritain, figure ben note a uno come me, cresciuto nel solco del cattolicesimo democratico”. Ma Conte era lo stesso che firmava i decreti sicurezza di Salvini, era l’amico di Trump, ricorda? “Il vero punto di discontinuità è stato il discorso al Senato con l’attacco al leader della Lega. A quel punto io mi sono detto: quest’uomo è anche coraggioso”. O volubile. “Quel governo lanciava attacchi quotidiani contro l’Europa e la Merkel mentre dialogava con russi e cinesi. Poi è cambiato tutto, Conte si è rivelato la risorsa: ha arruolato Gualtieri al Tesoro, ha mandato Gentiloni alla Commissione europea. Ha impresso una svolta nel segno dell’europeismo, infatti io ancora non mi spiego perché la Bonino si sia messa di traverso”. Mette in dubbio l’europeismo di Emma Bonino? “Per i radicali il problema era Conte, ho notato che adesso in aula parlano per conto di Calenda, secondo me sbagliano”.
Il suo gruppo, Centro democratico, conta 13 componenti: al posto dei radicali sono subentrati gli ex grillini alla ricerca di un senso politico. “L’accusa di trasformismo è profondamente ingiusta – rintuzza Tabacci - Questi ragazzi sono avvocati e professionisti alla prima legislatura, non è gente che sale sui tetti, non sono seguaci di Di Battista”. Meglio Di Maio? “Ho sempre nutrito simpatia per lui, da qualche settimana abbiamo preso a parlarci con una certa intensità. Stimo anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, D’Incà, un buon democristiano veneto”. Per paradosso, i grillini, che volevano introdurre il vincolo di mandato, adesso vanno a caccia di “responsabili”.
“Le situazioni cambiano, le persone evolvono. Io conosco meglio quelli entrati nel mio gruppo, bravi ragazzi che hanno cambiato idea su diverse questioni, inclusi i vitalizi. In aula ho sentito Giorgia Meloni sostenere che, in assenza di una maggioranza assoluta in una delle Camere, Conte sarebbe un premier ‘illegittimo’. Ma la signora, insieme a Gelmini e ad altri, ha fatto parte di un governo che nel 2010, dopo l’uscita di Fini, ottenne la fiducia di 310 deputati”.
Diversi provvedimenti, come gli scostamenti di bilancio, richiedono la maggioranza assoluta, per non parlare dei lavori delle Commissioni dove i renziani daranno filo da torcere. “Se qualcuno intende ostacolare l’approvazione dei ristori, lo dica pubblicamente, gli italiani valuteranno”. Il premier ha annunciato che nominerà un’autorità delegata sui servizi di intelligence, come chiedeva Matteo Renzi. “Per la verità, io gliel’ho consigliato diversi mesi or sono. Renzi, con il ritiro dei ministri, ha rivelato una scarsa capacità previsionale: pensava davvero che Pd e 5s lo seguissero sulla cacciata di Conte? E poi agitare il nome di Draghi a sua insaputa non è una cosa seria”.
La maggioranza semplice al Senato è sufficiente per governare? “Siamo consapevoli dell’esigenza di dover costruire una base parlamentare più ampia ma il Conte-ter non sarà un governo di minoranza e si dimostrerà capace di voltare pagina, anche a costo di cambiare alcuni ministri. L’Italia attraversa una fase complessa, serve una compagine governativa all’altezza”. A lei hanno promesso una poltrona? “Io non mi auguro nulla personalmente, e non ho bisogno di poltrone per essere ascoltato all’esterno. Nel ’92 sono entrato in Parlamento per la prima volta, ho sconfitto Antonio Di Pietro in tribunale, sono stato assessore al Bilancio della giunta Pisapia a Milano, ho partecipato alle primarie del centrosinistra, nel 2013 Centro democratico ha ottenuto sei eletti, nel 2018 ho inventato l’operazione Più Europa con i radicali che non erano in grado di raccogliere le firme per partecipare alle elezioni. La lista, nella zona di Milano centro, ha raggiunto l’11 per cento, io sono stato eletto nel collegio uninominale”. E poi, alla veneranda età di 74 anni, è rimasto folgorato sulla via del contismo. “Guardi, non sono un appassionato della Rete ma so costruire reti tra le persone. Conte è l’uomo giusto”.