Il premier s'affida a Franceschini per puntellare una maggioranza che non c'è. L'assedio al fortino di Renzi. Bisogna usare il Maie come contenitore di un gruppo che va dai garantisti di FI agli ex grillini manettari. E mercoledì, su Bonafede, può già venir giù tutto
Lorenzo Guerini la dà ormai per irreversibile, la rottura. “Sei uno sciocco”, gli ha detto martedì a Palazzo Madama, col sorriso sulle labbra, dopo un anno che non gli rivolgeva la parola. “Se tu non fossi sciocco, faresti tu il premier”, gli ha risposto, sardonico, Matteo Renzi. Il quale sa, certo, che proprio il suo ex fedelissimo è quello che più di tutti s’affanna a ribadire che no, la riconciliazione non è pensabile. E però il ministro della Difesa è anche il più attivo, attraverso i suoi ambasciatori, nella ricerca dei senatori dissidenti, dentro Italia viva. “Per cui restiamo uniti per una settimana, e poi vedrete che si riaprono i giochi”, dice il senatore di Scandicci alla sua truppa.
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