Non fossi vecchio e infragilito, e incline a mantenere comunque (potendo) i termini di una vecchia amicizia, chiederei a Galli della Loggia di togliermi il saluto. Quello che ha scritto ieri è scandalosamente scemo, sono le scempiaggini ripetitive e bolse del vecchio lobbismo che si dice e vuole liberale, un sunto delle penose lamentazioni travestite da politica di tutti i “più euro”, i più “Azione!”, di tutti i tromboni che agitano bandiere decliniste e distruttivi luoghi comuni in un paese che da un anno è semplicemente e decentemente amministrato da un caretaker, un amministratore che la sorte politica ci ha permesso di avere in una situazione critica e da un personale politico modesto ma efficace, dopo un deliquio di grossolanità causato dal voto grillino e leghista (e tra gli elettori grillini, anche se opportunisticamente lo ha confessato solo dopo il misfatto, c’è anche lui, il Galli marchese del Grillo). Deve aver pensato a tipi come lui e altri rompiballe, Emmanuel Macron, quando è sbottato e ha detto agli studenti di un’università: “C’è questa specie di caccia incessante all’errore. Siamo diventati una nazione di sessantasei milioni di procuratori”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE