Toc toc: la procura antimafia di Catanzaro bussa anche alla porta dell’Udc. E le trattative fra il governo e i centristi (in possesso di tre fondamentali voti al Senato) si ritraggono, si spezzano, scompaiono. Il M5s si ritrova sotto l’ombrello della questione morale (urla Alessandro Di Battista, gli fa sponda Luigi Di Maio) e tutto torna sospeso, vago, peggio di prima. Lorenzo Cesa è indagato per associazione a delinquere aggravata dal mafia: si dimette da segretario e si chiude nella sede mignon dell’Udc, ora in via Lucina, budello a ottanta passi dalla Camera e cento da Palazzo Chigi. La sede si trova in un palazzo incastrato tra i barbieri “Sergio e Mario” (“facemmo i capelli ad Andreotti”) e un negozio di orologi antichi. Il tempo non è passato. Giustizia & politica: cucù.
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