L'intervista

"Nessuno pensi di chiedere la testa di Bonafede per un ottenere il Conte ter". Parla Crippa

Il rischio del pantano alle Camere, i responsabili che latitano. "Ma per allargare la maggioranza, si possono fare anche solo piccoli ritocchi all'esecutivo, e magari introdurre un sottosegretario al Recovery". Il colloquio col capogruppo del M5s a Montecitorio

Valerio Valentini

Il capogruppo del M5s alla Camera chiude a Renzi ("Impossibile costruire con chi ha distrutto") ma apre ai renziani. "Il voto di mercoledì? Il Movimento rivendica le sue battaglie sul Recovery. Ma se si vuole un nuovo governo, lo si chieda chiaramente"

Uno pensa che il varo di un nuovo governo, l’approdo a quel Conte ter che in tanti invocano, fuori e dentro l’attuale maggioranza rosso gialla, possa essere l’elemento risolutore di una crisi che s’avvita e s’ingarbuglia sempre più, e invece Davide Crippa, capogruppo del M5s alla Camera, scarta di lato. “Azzerare ora, nel bel mezzo di una pandemia, la squadra dell’esecutivo, rischia di rallentare i lavori. Ma se davvero è il Conte ter che si vuole, che almeno lo si dica chiaramente”.

 

Eppure l’opzione c’è, esiste. Perché i numeri della maggioranza sono assai risicati a Montecitorio. E al Senato va anche peggio. Davvero siete convinti di poter resistere a lungo, senza Italia viva? “Su Iv non c’è alcun veto. Anzi, con molti dei colleghi di quel partito si è lavorato e si lavora con profitto. Quanto a Matteo Renzi, chi ha distrutto la casa, non può certo sedersi al tavolo dei costruttori”. Ma è complicato pensare a un rientro in blocco dei renziani, se si bandisce il loro leader.  “L’impossibilità di ricucire con Renzi è dettata dalle accuse pesanti e sconsiderate che lui ha fatto all’indirizzo di una maggioranza di cui per un anno e mezzo ha fatto parte. E oltre a Iv, confidiamo anche nel senso di responsabilità di altri parlamentari, presenti nelle forze centriste e liberali di Camera e Senato”.

 

E però il reclutamento di nuovi “costruttori” procede a stento. Anche perché molte delle questioni poste da Renzi valgono ancor più per i parlamentari di centrodestra. Penso al Mes. “Ma spero che nessuno voglia aprire un dialogo ponendo veti e ricatti strumentali”. A proposito di incompatibilità programmatiche: mercoledì si voterà la relazione sullo stato della giustizia del ministro Bonafede. Difficile pensare un soccorso da parte di Forza Italia. “Ho letto dichiarazioni di voto contrario già oggi, quando ancora non si conosce il contenuto di quella relazione. Mi paiono preclusioni preconcette. Nessuno usi il voto di mercoledì per delegittimare le posizioni politiche del Movimento su un tema, come la giustizia, rispetto al quale rivendichiamo le nostre battaglie. Nessuno usi il voto di mercoledì per chiedere la testa del ministro Bonafede e per invocare un Conte ter. Piuttosto, se quello è l’approdo, lo si dica chiaramente”.

 

Ma perfino Bruno Tabacci, di certo non accusabile di anticontismo, da giorni lo dice in modo risoluto: serve un nuovo. “Noi crediamo invece che si possa allargare la maggioranza mantenendo il più possibile la continuità nell’azione di governo. Varare un nuovo esecutivo porterebbe a un blocco delle macchine ministeriali per un paio di mesi: e con la campagna vaccinale da affrontare, e il Recovery da mettere a punto, non ce lo possiamo permettere. Credo che ci si potrebbe limitare a operare piccoli aggiustamenti, predisponendo magari l’aggiunta di nuovi incarichi senza azzerare tutto”. Un riferimento alla riforma della legge Bassanini, che consentirebbe di portare il numero di membri del governo oltre la soglia dei 65? “Può essere un’idea”. Certo, tagliare i parlamentari per aumentare gli incarichi di governo, non è molto coerente. “Ma, se lo si farà, sarà solo per motivate ragioni contingenti legate alle urgenze di questa fase”. Come ad esempio un sottosegretariato ad hoc al Recovery? “Ad esempio, sì. Dopodiché è chiaro che, chi deciderà di contribuire al rilancio del paese, avrà tutto il diritto di chiedere di ridiscutere l’agenda: lo stesso premier ha più volte annunciato un nuovo patto di legislatura”.

 

Ma intanto mercoledì si vota. E almeno si dovrebbe andare oltre i 156 voti, al Senato. Se non altro per dare un segnale di rafforzamento in corso della maggioranza, come auspicato anche dal Quirinale. “Non paragonerei, però, il voto di fiducia al governo con un voto di merito su un aspetto estremamente tecnico, come la relazione sulla giustizia”. E se addirittura si andasse sotto? “A quel punto credo che il premier ne trarrà le conseguenze, seguendo l’iter che riterrà più opportuno d’intesa col capo dello stato”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.