Roma. Stanno acquattati nei coni d’ombra ma esistono. Non mirando all’iperbole e agli aut aut, optano per le perifrasi, le condiscono col non detto. Preoccupati per lo stato del paese, invitano a fare l’interesse della nazione, non dei singoli partiti. Sono parte della silente pattuglia grillina che non mastica il linguaggio degli ultimatum o delle irrisioni dei capi (l’ultima a opera di Alessandro Di Battista, che in un’intervista alla Stampa ha detto: “Stare senza Renzi val bene una messa”). Sa che ci vorrà tempo per rimarginare la ferita provocata dallo strappo renziano. Ma non si dedica a esclusioni categoriche, ostracismi a oltranza. Dinieghi ferrei. Dice al Foglio Giorgio Trizzino, deputato siciliano descritto come la quinta colonna del contismo, che “durante quest’anno non ci sono state divisioni insanabili con gli alleati”, e che “gli equivoci che hanno portato a questa rottura non hanno motivo di essere. Non vedo come un confronto sui temi non possa essere vissuto come un momento di aggregazione in un momento così difficile”. Anche con Italia viva? “Con i loro parlamentari lavoriamo bene, e questo credo sia un motivo per procedere e andare avanti. E’ necessario operare un distinguo rispetto a quanto dicono i leader”.
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