Dicono che Conte per un attimo (ma solo un attimo) abbia addirittura pensato alle dimissioni, pur di evitare che il suo amico Alfonso mercoledì arrivi in Senato a parlare di Giustizia provocando la slavina definitiva. In Aula. “Dio ce ne scampi. Non sopravviveremmo”. E nel pronunciare queste parole a Palazzo Chigi mettono su lo sguardo che devono avere i vitelli in procinto d’essere sospinti sul treno diretto al mattatoio. Pure i grillini della commissione Giustizia tremano all’idea di Bonafede che spiega e sottopone al voto dell’Aula il suo programma sulla Giustizia. “Ma non si può rinviare?”, chiedono. Occhi a palla. Sudore freddo. Sguardi cosmici. “Magari lo sostituissero”, era d’altra parte l’auspicio del capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, appena qualche mese fa. A maggio era ancora possibile. Quasi senza conseguenze. Ma Conte non volle. Chissà se ora se n’è pentito.
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