Il senatore di Scandicci detta la linea: "Sono state riconosciute le nostre ragioni. Ma ora stiamo calmi: attendiamo le consultazioni". E intanto arrivano le telefonate dei pontieri grillini: "Ma se al posto di Conte proponiamo Giggino, o magari Fico, ci stareste?"
Una citazione che sa di rivincita, e poi la raccomandazione alla calma: ché gli eventi stanno prendendo una piega favorevole, certo, ma il sentiero è ancora scivoloso assai. Nell'alba del giorno che vede Giuseppe Conte recarsi al Colle per rassegnare le sue dimissioni nelle mani di Sergio Mattarella, nelle ore in cui l'ennesimo suo azzardo ha sparigliato gli equilibri della politica italiana, Matteo Renzi utilizza Herman Hesse per tenere alto il morale delle sue truppe. "Di nient’altro viviamo/ se non dei nostri poveri/ ma splendidi sentimenti./ Ogni sentimento cui facciamo torto/ è una stella che spegniamo". Citazione raffinata, condivisa nella chat dei parlamentari, a cui segue il ringraziamento di rito ai suoi gruppi, irretite da mille tentazioni e però rimaste compatte, alla delegazione di governo di Italia viva che due settimane fa ha lasciato i propri avamposti nell'esecutivo: "Grazie a tutti coloro che in questi giorni difficili hanno scelto di non spegnere nessuna stella. E oggi un grazie enorme a Teresa, Elena, Ivan".
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