Errori di calcolo, indicazioni poco chiare, rischio di provocare un incremento del debito, scelte in conflitto coi regolamenti europei. L'ufficio studi del Parlamento elenca le sue critiche al Pnrr. "E' una prassi", dicono al Mef. Ma in Transatlantico Pd e M5s sono in ansia: "Non ci voleva"
Sarà pur vero, come in effetti subito s'affrettano a precisare dal Mef, che "è tutto normale, avviene sempre così". E però gli esponenti del Pd e del M5s che s'incrociano in Transatlantico, e che nel frattempo sono costretti a seguire sulle agenzie le convulsioni di questa crisi, si confessano tra loro che "no, proprio non ci voleva ora", che è insomma "una bottarella al governo". Alludono all'atteso dossier del Centro studi di Camera e Senato, che ieri ha inviato ai presidenti di commissione e ai capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama il suo incartamento di analisi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza su cui si basa il Recovery plan italiano. E non è un'analisi accomodante, anzi. Nelle trentotto pagine del plico, dense di tabelle e notazioni, le critiche superano di gran lunga gli apprezzamenti. E del resto, per le vie informali, lo stesso commissario europeo Paolo Gentiloni, dal suo osservatorio di Bruxelles, aveva fatto sapere a chi lavora a Roma sul Recovery che la bozza elaborata dal governo "è, per essere buoni, un punto di partenza". Non proprio un elogio.
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