La contraddizione corre sulle chat. Parallele e confliggenti. E così, mentre alcuni esponenti di governo vicini a Luigi Di Maio, due giorni fa, citavano il celebre editoriale di Mario Draghi sul Financial Times del marzo scorso, quello dell'elogio al "debito buono", per confermarsi a vicenda sulla necessità di convincere il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri a non indugiare sulla rottamazione delle cartelle, altri membri dell'esecutivo, fedelissimi di Giuseppe Conte, inviavano ai senatori un video che sull'ex governatore della Bce esprimeva giudizi assai meno lusinghieri: quelli, cioè, che Francesco Cossiga consegnava a Luca Giurato, in una vecchia puntata di Uno Mattina. E insomma gli uni rinverdivano il mito del fautore del "whatever it takes", gli altri lo dipingevano come "un vile affarista che non si può nominare presidente del Consiglio perché è stato al soldo della Goldman Sachs". Eccolo, dunque, il travaglio del M5s.
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