In un Palazzo Chigi trasformato nella rocca del silenzio, ieri sera Giuseppe Conte assaporava in solitudine la forma stessa di un’unica parola: “Reincarico”. Come un frutto tra le labbra. Ma pian piano, l’attesa muta veniva sostituita da una specie di insidia dei nervi. Un brivido del pensiero. Fino al botto. Il fallimento di Roberto Fico, della mediazione, del “tavolo degli improbabili”. E ora?, si chiedeva Conte. Il sogno delle elezioni. Lo spettro dei tecnici. La silhouette di un altro premier, il tanto temuto Mario Draghi, che sarà incaricato dal Quirinale. E con lui la certezza, per Conte, di aver perso definitivamente Palazzo Chigi.
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