"Decideranno Draghi e Mattarella. Ma non credo che chi a Bruxelles sta con la Le Pen e AfD possa usare questo esecutivo per liquidare il suo credo sovranista", dice il capogruppo del Pd al Senato. "Su europeismo, equità fiscale e politiche d'integrazione il Pd non farà passi indietro"
Se lo provochi subito si ritrae, dice che “non è questione di essere entusiasti, non è questa la stagione giusta. Semmai, la gravità del momento c’impone d’esseri seri”. Ed è allora con serietà che tocca chiedere ad Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato, spesso tacciato di eterodossia, un poco refrattario per storia e per indole ad essere irreggimentato secondo gli ordini di scuderia, come mai anche stavolta si sia mostrato alieno da certe tiepidezze mostrate dai vertici del suo partito, non esattamente giubilanti di fronte alla chiamata di Mario Draghi. “Il profilo di Mario Draghi rappresenta l’Italia migliore, certamente adeguato all’emergenza che il paese sta attraversando. Le forze parlamentari, a partire da quelle che componevano l’ex maggioranza, devono essere propositive e responsabili. E per questo auspico un esecutivo con una chiara matrice politica europeista e riformista. Quanto al Pd, non ho riscontrato timidezze ma, appunto, senso di responsabilità. Nel giro di poche ore abbiamo visto precipitare la situazione, nonostante l’impegno profuso. Ma all’appello del capo dello Stato abbiamo risposto dopo un minuto, senza incertezze. In questo quadro così confuso e per certi versi drammatico, il Pd non può certo permettersi timidezze”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE