E alla fine dei giochi forse un giorno ci accorgeremo che il bipolarismo del futuro un domani potrebbe nascere proprio da qui: dalla capacità dei partiti italiani di trasformare il governo Draghi in una grande occasione per cancellare le scemenze del passato, per mettere da parte i propri estremismi e ricostruire la propria identità all’insegna della parola chiave del governo Recovery: la resilienza, bellezza
È la resilienza, bellezza. Improvvisamente in Italia le stelle sembrano essersi allineate e per la prima volta da molto tempo a questa parte, grazie alla crisi di governo, il disordine è diventato ordine, il caos è diventato armonia e il principio di realtà è diventato il simbolo formidabile di una nuova stagione della vita politica, potenzialmente goduriosa. Succede così – dato numero uno – che il centrodestra guidato da Silvio Berlusconi, ovvero Forza Italia, decida di fare un magnifico passo in avanti per affrancarsi dal gioco del salvinismo scegliendo di presentarsi alle consultazioni con Mario Draghi non soltanto autonomamente dalla Lega ma impegnando personalmente Silvio Berlusconi. Forza Italia, notizia del giorno, dirà dunque sì a un governo Draghi (52 senatori a Palazzo Madama non sono niente male) e costringerà così i suoi alleati descamisadi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, a rispondere a una domanda solo apparentemente semplice: che prezzo si rischia di pagare nel dire di no a Mario Draghi?
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