Si chiude una stagione politica degna di Sordi, Flaiano, Fellini. Dove i rivoluzionari hanno finito col parlare la lingua di Forlani
E’ stato brutto finché è durato. Adesso, salvo sorprese che non vogliamo nemmeno immaginare, e che comunque ci auguriamo non ci facciano l’affronto di accadere proprio tra la consegna di questo articolo e la sua pubblicazione, possiamo finalmente riposarci. Noi, dico, che allo studio e al racconto del grottesco istituzionale – il nuovo stile che ha caratterizzato la politica italiana perlomeno dalle elezioni del 2018 in avanti – abbiamo dedicato in questi anni le nostre migliori energie, le nostre scarse competenze, il frutto più maturo del poco che bene o male ci è capitato di leggere e studiare (teatro dell’assurdo, letteratura distopica, fumetto apocalittico).
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