“Matteo Salvini deve fare la mossa del cavallo: appoggi Mario Draghi ed entri nel Partito popolare europeo”. Giulio Sapelli parla con voce squillante, quasi di giubilo. Per lui è il giorno della Liberazione. “Finalmente Conte se ne va a casa, un premier che ha rappresentato la farsa, il disastro totale, la gente che lavora non ne può più”. Professore, il suo giudizio è severissimo. “Conte è il frutto di quella che Antonio Gramsci chiamava ‘crisi organica’, vale a dire la disgregazione dei partiti senza base di massa, esposti soltanto alle influenze straniere e ai gruppi di pressione. Adesso è venuto il momento della tragedia nel senso classico, della catarsi, e Draghi è l’uomo giusto”. Lei lo conosce l’ex presidente della Bce? “Per nove anni abbiamo fatto parte del cda dell’Eni, seduti fianco a fianco. Lui è un politico più che un tecnico, viene dalla scuola andreottiana della Prima Repubblica, il che per me, che sono un vecchio comunista amico di Cirino Pomicino, è un gran complimento. Draghi conosce le cose da fare: basta sussidi a pioggia, basta helicopter money, basta debito cattivo, si punti sugli investimenti che generano profitto capitalistico e salario. E poi c’è un risvolto internazionale”.
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