Istituzioni, progetti, Europa. Non basta una crisi per salvare l’Italia. Sfogo di un riformista non ottimista
Qualche amico mi chiede perché abbia smesso di scrivere sulla situazione economico-politica italiana. Una risposta, vera, è che sto ragionando e scrivendo su altri argomenti. Ma una risposta ancor più vera è che non vedo una via d’uscita dalla situazione infelice in cui l’Italia si trova, una via d’uscita che sia, insieme, realistica e auspicabile. E non mi sento motivato a scrivere se la conclusione è: lasciate ogni speranza o voi che entrate. Detto senza riferimenti al Poeta: lasciate ogni speranza voi che vivete in questo disgraziato paese. E’ vero che il futuro può presentare sorprese e stelloni italici, ma una via d’uscita che sia insieme auspicabile e realisticamente percorribile sarebbe proprio una grossa sorpresa: visti con le conoscenze di oggi e valutati con i valori che condividiamo, auspicabilità e realismo sono entrati in un conflitto insanabile, anche se, sia per l’una che per l’altro si propongono obiettivi modesti, un piccolo miglioramento dell’attuale situazione e una piccola probabilità che si realizzi.
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