Chissà se Giotto agli Scrovegni e Raffaello in Vaticano, spalmando colori e linee, linee e colori, pensavano alla Trasfigurazione del senatore Salvini. Sul Monte Citorio invece che sul Tabor, “si trasfigurò davanti a loro, e la sua faccia splendette come il sole e le sue vesti diventarono bianche come la neve”. Mosè e Elia lo affiancavano, come Borghi e Bagnai. Non ho intenzioni blasfeme, e sono notoriamente un devoto della narrazione evangelica, ma la forza del paradosso cristiano si riflette anche nel trasporto di significato, nella metafora civile delle avventure mistiche. Un tizio scaciato che a fianco di fior di fascisti europei invocava rosario alla mano, quello sì in modo blasfemo, il cuore immacolato di Maria per il sostegno a politiche demenziali, nazionaliste, populiste, xenofobe, violente, quello stesso tizio, baciato da Draghi, ha detto cose soavi, improntate a una filosofia di stato e a un’impronta schiettamente europeista, e le ha dette dopo la consultazione alla Camera, dopo una resa senza condizioni alla realtà mistica della politica, in una solenne modalità vocale che voi umani non avreste mai pensato di poter udire.
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