Conte ha aperto l’assemblea dei parlamentari, domenica, ma è stato Luigi a chiuderla. A riprova che il M5s è ormai una poltrona per due. Il premier dimissionario si immette in politica. E tra circa dieci giorni si candiderà nella nuova segreteria. Di conseguenza anche l’ex capo politico che s’era dimesso ora si re-immette, candidandosi pure lui. Sabato scorso se lo sono detto, guardandosi negli occhi: dove vai tu vado io. Una promessa ma anche una minaccia. Conte si toglieva la pochette e andava dai ragazzi del Cinema America, iconografia de sinistra romana, mentre Di Maio si rimetteva la cravatta che s’era sfilato dal collo per incontrare Draghi molto prima che diventasse premier. L’uno faceva il popolare mentre l’altro si travestiva da establishment, arricchendo di colore le chiacchiere sul loro conflitto politico, su quel dualismo che nei dodici mesi del governo rossogiallo serpeggiava e scoppiettava, ma che pure democristianamente mai davvero esplodeva.
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