Si può riconoscere che Matteo Salvini sia riuscito a superare i ritardi e gli imbarazzi paralizzanti che avevano caratterizzato le sue prime mosse all’inizio di questa crisi di governo. In sostanza, accettando la linea da tempo espressa dal suo vice Giancarlo Giorgetti, facendolo con decisione e senza riserve o condizioni, ha rimesso in gioco la Lega in una partita segnata dalla figura europeista di Mario Draghi. A questo punto la collocazione del gruppo della Lega in Europa risulta sghemba e contraddittoria, come dimostra lo scontro di ieri tra l’europarlamentare Marco Zanni e il tedesco Jörg Meuthen dell’AfD. Si può restare all’opposizione della Commissione europea, che stravede per Draghi, e contemporaneamente stare nella maggioranza e forse addirittura nel governo presieduto da Draghi?
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