Le tracce del suo lavoro da direttore generale dell'Economia si trovano su tutti i dossier più importanti degli ultimi anni, per qualcuno sarà lui il nuovo ministro. E c'è già chi lo definisce il mattatore della rivincita dei tecnici
Dicono che nel luglio 2018, quando il M5s lo attaccava per impedirne la nomina a direttore generale del Tesoro al posto di Vincenzo La Via, Alessandro Rivera si rilassasse andando a correre la mattina presto e quando possibile rifugiandosi a L’Aquila dove la famiglia possiede un cinquecentesco palazzo barocco. L’estate si annunciava calda sotto molti punti di vista. Il governo gialloverde si era formato da poco, dopo lunga gestazione, leghisti e grillini erano ansiosi di dimostrare che il loro era l’esecutivo del cambiamento e la scelta dell’uomo che sarebbe andato a occupare la cruciale poltrona che era stata di Mario Draghi era un passaggio di importanza non solo simbolica per dimostrarlo. Tanto più che Lega e M5s avevano dovuto ingoiare la bocciatura di Paolo Savona per il ministero dell’Economia e accettare al suo posto l’economista Giovanni Tria, invece accettato dal Quirinale.
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