L'intervista

"Spiegherò a Draghi che la flat tax può avere anche più aliquote", dice Siri

La politica ridotta a circo, le svolte surreali del Carroccio e non solo. Armando Siri, ex sottosegretario al governo gialloverde, spiega come si potrà evitare di sacrificare la sua riforma del fisco sull'altare di Draghi. "Sono disponibile a parlargli personalmente"

Valerio Valentini

Parla il senatore leghista, ideatore della tassa piatta cara a Salvini. "Non è vero che non è progressiva. E, se serve, la si può rendere ancora più progressiva introducendo un'aliquota più alta per i super ricchi. Ma basta col tabù dell'equità fiscale"

Che le svolte in atto, le capriole a mezz'aria, abbiano un che di surreale, lo riconosce lui stesso. "Ormai siamo al circo, e al circo si va per divertirsi", sorride Armando Siri. "I saltatori della fune, gli equilibristi, perfino i pagliacci". Non starà mica dicendo che Matteo Salvini, il capo di quella Lega di cui Siri è senatore illustre, sia un pagliaccio? "Assolutamente no. Ma comunque non denigrerei la figura del pagliaccio: è un archetipo psichico fondamentale". Non ha insomma, par di capire, grande stima della scena politica nel suo complesso, Siri, già sottosegretario ai Trasporti nel governo gialloverde, e prima ancora tra i fondatori di quel "Noi con Salvini" che ha permesso al Carroccio di valicare i confini della Padania e mettere radici anche al sud. E così, dopo le abiure di Borghi e Bagnai, dopo il pentimento di Antonio Rinaldi ("Noi? Mai stati no Euro"), ora tocca a Siri dire la sua. "Diciamo che l'approssimazione che quasi tutti i leader politici hanno dimostrato nel parlare della Flat tax testimonia una pochezza intellettuale e metodologica che giustifica il commissariamento della politica in corso in questo momento".

 

E insomma ci arriviamo subito alla nota dolente: la flat tax. La riforma del fisco tanto cara a Salvini e di cui Siri è stato l'ideatore e il principale fautore. 

"E ora tutti ne parlano senza alcuna cognizione di causa. Da ormai 72 ore ne sto sentendo di ogni. Ho sentito Zingaretti evocare questioni di cotituzionalità. L'ho sentita associare ai condoni".

 

Ma anche Draghi, a quanto pare, avrebbe espresso una sua contrarietà all'aliquota unica al 15 per cento prevista dalla vostra riforma.

"Ma parlarne così, senza conoscere davvero il merito della nostra proposta, senza averla studiata, che senso ha? All'esame universitario gli studenti che si presentano senza aver neppure studiato i testi vengono bocciati". 

 

Non starà mica proponendo di rimandare Draghi all'appello successivo?

"Ma no, non mi riferisco a lui. E' che vedo in giro molto analfabetismo funzionale, o molta malafede. Si dice che la flat tax non è progressiva". 

 

E non è vero?

"No. Solo che il principio della progressività viene rispettato non attraverso scaglioni e aliquote, ma attraverso una funzione che consente di modulare, in maniera progressiva per l'appunto, le detrazioni. Ma ormai stanno facendo passare il concetto per cui la flat tax è una tassa piatta in cui tutti pagano il 15 per cento, e stop".

 

Mi scusi, ma forse a questa mistificazione, se tale è, ha contribuito anche Salvini con la sua propaganda.

"Ognuno risponde per quello che fa. Io non mi sono mai prestato a opere di banalizzazione. Dopodiché, capisco che i leader debbano ricorrere a slogan, semplificare il messaggio per farlo arrivare a un uditorio che, diciamocelo, è quello che è".

 

E insomma, se Draghi non ha apprezzato, come sembra, è perché gli è stata spiegata male?

"Non mi permetto di dire questo. E del resto in un incontro di mezz'ora non è che si possa scendere così ne dettaglio. Ma la nostra proposta di legge è depositata in Parlamento, a disposizione di chiunque voglia approfondire. Per quanto mi riguarda, se fossi io a doverla illustrare a Draghi, partire appunto col dire che la progressività è comunque garantita. E che comunque non è da escludersi una eventuale introduzione di una aliquota superiore al 15 per cento per i redditi dei cosiddetti super ricchi":

 

Ma una flat tax a più aliquote... che flat tax è?

"Anche Salvini, che è un uomo pragmatico, ha lasciato intendere di essere disponibile a sedersi intorno a un tavolo per trovare un compromesso con le alte forze di maggioranza. La politica è anche mediazione. E del resto a sinistra hanno eretto ormai un tabù, su questo tema. Io credo che valga un principio basilare: pagare meno per pagare tutti. E' questa a fedeltà fiscale che abbiamo in mente noi della Lega. E d'altronde, cinquant'anni di progressività hanno portato all'esplosione dell'evasione. E alla caccia spasmodica ai ricchissimi, che in Italia in verità sono quasi del tutto assenti".

 

Ma insomma le pesa oppure no, senatore, che la sua flat tax venga sacrificata sull'altare dell'alleanza per Draghi? Perfino Giorgia Meloni punzecchia Salvini, sul tem.

"Difendere la flat tax da un punto di vista ideale serve a poco. Noi, col governo gialloverde, avevamo introdotto delle prime forme di flat tax, tuttora in vigore. E quindi non credo che verrà sacrificata: qualsiasi riforma del fisco, nei prossimi mesi, dovrà ripartire dal nostro testo, tenerne conto".

 

E l'idea di tornare al governo col M5s non la turba? La accusarono di essere una mezza specie di amico dei mafiosi, gliene dissero di ogni e costrinsero Salvini a farla dimettere.

"Diciamo che in politica, e nella vita, ci vuole spesso una grossa dose di pazienza". 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.