Politica e broncio
Gli immusoniti per Draghi. Il catalogo di chi non sorride
Un modo di stare al mondo. Non si sfogano ma non accettano. Il muso come categoria dello spirito
Non riescono ad accettare il mondo che cambia. Giorgia Meloni rimane fuori, Conte mugugna, Dibba esce ma forse no. Renzi rilascia interviste estere. Hanno il viso corrucciato perché credono che tutto gli sia ostile. Ma è il loro alibi
Roma. Non hanno vinto e non hanno perso. Hanno messo il muso. Sono gli immusoniti. Giorgia Meloni non accetta di entrare al governo con il “professore” Mario Draghi, ma non sopporta che Matteo Salvini parli a nome del centrodestra: “Ci siamo anche noi di Fdi”. Sembra la piccola e dolcissima Shirley Temple che con il grembiule batte i piedi e non ci sta. Il suo broncio è patriottico. Vuole le elezioni. Non le ha avute e dunque opposizione. E’ il muso come conto capitale, la smorfia è il suo Recovery: “Io rimango coerente. Non mi muovo”.
Ma immusonito è pure Giuseppe Conte che ha creduto fino alla fine nel suo terzo governo. Niente Conte ter e neppure un seggio a Siena: “Ma perché lo rifiuto io”. Alla base M5s ha consigliato di votare a favore di Mario Draghi ma sul Corriere della Sera avvisa che è spaventato da una maggioranza larga. Ce l’ha insomma con la Lega che adesso è passata da immusonita a sorridente. La svolta non è politica ma facciale. Ci voleva infatti Draghi per restituire il buonumore (e l’agibilità) a Matteo Salvini.
L’europeismo è ormai la sua Nutella. L’atlantismo la mortadella. La sua “Bestia” un gatto che fa le fusa. Sono scomparsi perfino i post sui migranti perché, come si sa, adesso la “nostra politica si rifà a quella europea”. Ma cosa significa immusonirsi? Non è la resa. Non è la presa d’atto della sconfitta. Immusonirsi è la piega sul viso che si increspa. E’ la piccola ira andata a male. Non liberata. E’ l’idea di avere ragione senza riuscire a dimostrarlo perché “le circostanze e gli eventi si sono messi contro”. A cosa si riduce? All’alibi. E’ la convinzione di avere il mondo di traverso anziché riconoscere che non si è capaci di afferrarlo perché è in movimento.
Prendete Goffredo Bettini che ha creduto di salvare un esecutivo. Ha messo a disposizione il suo tempo, la sua cultura togliattiana per fare convergere Matteo Renzi e Conte. Non ce l’ha fatta. E’ dunque l’immusonito risorgimentale, l’uomo “io ci credevo”. E quanto è faticoso per Il Fatto quotidiano spiegare che il M5s deve pensarci bene prima di allearsi con Fi? Perfino i parlamentari del M5s si sono portati avanti. Da giorni hanno cominciato a leggere la Frankfuter Allgemeine Zeitung per avvicinarsi allo stile Draghi. Se ne infischiano se Silvio Berlusconi ha ancora processi in corso. Quando è arrivato a Roma si sono precipitati a vederlo come nei paesi si attende passare il fercolo del santo. Spazzacorrotti? Tié.
E’ dunque musone Alessandro Di Battista che cercava un lavoro. Doveva entrare al governo ma poi è uscito Conte. Vorrebbe uscire dal M5s ma non è sicuro di farlo. E hanno messo il muso tutti i “quasi ministri” di Italia viva. Matteo Renzi è stato a un passo dall’averne addirittura tre. Al Nyt racconta che con il suo tre per cento ha sconvolto tutto. E però, se si è vincitori che bisogno c’è di ricordarlo? E allora meglio vivere come Gigì che il musetto (almeno) lo aveva pulito come cantava Mimmo Modugno: “Mangi roast beef/ bevi solo frappé/ Ma perché / Oh No! Cara!/ Resta sempre così”