Il governo Draghi ha bisogno di una maggioranza larga (forza Lega) ma per governare non ha bisogno di avere i galli nel pollaio (Salvini &co). La terza via per romanizzare i barbari: più fiducia, meno Zelig
Il succo della giornata di ieri, per quanto riguarda il futuro della maggioranza Etiopia (verde-azzurro-giallo-rossa), coincide con la gestione politica di una patata bollente di nome Matteo Salvini, che ormai da diversi giorni è diventata la principale ossessione del Pd, del M5s e anche di alcune cancellerie europee. Il tema è grosso modo sintetizzabile così ed è un tema che ormai arriva forte e chiaro anche alle orecchie del Quirinale: per quanto la conversione europeista della Lega sia evidente, e persino clamorosa, siamo proprio sicuri che il governo Draghi possa permettersi di essere ostaggio del nuovo Zelig della politica italiana? Il Partito democratico, in modo più sottile, e il M5s, in modo meno sottile, anche ieri hanno messo in campo la loro moral suasion per provare a sensibilizzare sul problema il presidente incaricato e per provare a cancellare dal perimetro della maggioranza i colori della Lega. Il tentativo esiste, non c’è dubbio, e non c’è dirigente del Pd e del M5s che non sarebbe sollevato se Draghi decidesse di passare dalla maggioranza Etiopia (verde-azzurro-giallo-rossa) a quella Ursula (azzurro-giallo-rossa).
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