Matteo Salvini che offre un metaforico caffè all'ex nemica Laura Boldrini, Beppe Grillo che non grida più “vaffa”: il governo Draghi non si è ancora insediato ma gli effetti correttivi sulla precedente dimensione urlatrice della politica già si sentono nell'aria. E in televisione che cosa succederà, dopo anni in cui gli urlatori parevano ormai parte dell'arredo? “Maschere, erano come maschere in commedia”, dice il critico ed editorialista del Corriere della Sera Aldo Grasso. “Negli ultimi anni i talk avevano ceduto molto della loro natura informativa per farsi tribali. Regola numero uno: devi farti un nemico. Regola numero due: devi sopravvivere al nemico. E i conduttori in molti casi sono diventati parte del gioco di polarizzazione. Penso ad alcuni 'retequattristi', come Mario Giordano, Nicola Porro, Paolo Del Debbio. E penso all'altra tendenza, quella di sbilanciamento, come quando Lilli Gruber invita per giorni i giornalisti del Fatto”. Draghi getta scompiglio anche in Rai: non si sa come fare a raggiungerlo né si sa a chi chiedere lumi sui futuri assetti. Il mondo capovolto, a guardarlo da Viale Mazzini.
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