La nuova sfida di Renzi, al Senato e non solo. I colloqui tra Calenda e Carfagna. E poi Cingolani e Colao. Il premier disegna un nuovo Recovery e legittima l'area antisovanista di Forza Italia. Giustizia ed economia: dove può nascere la centralità del centro
Matteo Richetti quasi ci si impunta, sulla questione che solo lessicale evidentemente non è. “Non siamo più centristi, ora saremo centrali”, dice il senatore calendiano, mentre s’approssima l’ora del giudizio per il governo che verrà. Ed è proprio analizzando l’organigramma di quell’esecutivo, valutandone la composizione, che un altro Matteo, e cioè Renzi, si concede quasi un ghigno di soddisfazione. Perché Roberto Cingolani, scelto per guidare il ministero strategico della Transizione ecologica, è un fisico che col mondo renziano ha una consuetudine nata sui palchi della Leopolda e proseguita nel tempo, al punto che è stato proprio il direttore scientifico di Leonardo a fornire ai parlamentari di Italia viva gli spunti giusti per sostanziare la loro controproposta di Recovery plan nei capitoli dell’Innovazione. E certo anche Vittorio Colao, scelto per guidare la Transizione digitale, è un nome che suona piacevole, alle orecchie del senatore di Scandicci: non tanto per l’essere, l’ex ad di Vodafone, da sempre stimato da Renzi, ma soprattutto per l’essere stato messo lì, a sovrintendere sull’altra grossa sfida connessa al Recovery, nel governo che liquida quel Giuseppe Conte che al lavoro di Colao aveva sempre guardato con una certa sufficienza.
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