Scommette sugli europeisti, marginalizza gli estremismi, premia i moderati, punta sull’efficienza, valorizza il compromesso, disarma il conflitto, responsabilizza i partiti, non abusa dei tecnici e in definitiva offre agli osservatori l’immagine di un governo interessato a occuparsi un po’ meno dei capri espiatori e un po’ più delle soluzioni. Sono le 19.50 quando Mario Draghi, dopo quaranta minuti di colloquio con Sergio Mattarella, si presenta di fronte alle telecamere per illustrare la lista dei ministri concordata con il capo dello stato. E pochi istanti dopo aver cominciato a familiarizzare con i volti del nuovo governo si può tentare un piccolo azzardo: è finalmente arrivato il momento in cui la parola “cambiamento” può essere utilizzata in modo non retorico accanto alla parola governo? Forse sì.
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