La stagione potenzialmente entusiasmante (speriamo) che si apre con la nascita del governo Draghi sarà guidata da un motore speciale formato da alcune parole importanti. Una parola chiave sarà certamente “populismo”, che insieme ad altre parole altrettanto cruciali, come “nazionalismo”, “sovranismo”, “protezionismo”, “antieuropeismo”, sparirà almeno per un po’ dallo spazio del dibattito pubblico, lasciando il posto a parole probabilmente più attuali come “crescita”, “competenza”, “ripartenza”, “resilienza”, “realismo”, “riformismo”. Ma se a bocce forme dovessimo scommettere sulle due espressioni che costituiranno la spina dorsale del discorso che Mario Draghi pronuncerà alle Camere questa settimana – e che con buona probabilità andranno a costituire l’anima della sua esperienza di governo – la nostra scommessa ricadrebbe principalmente su tre parole: fiducia e capitale umano. Per Draghi, la parola “fiducia” ha una sua centralità in tre ambiti molto diversi l’uno dall’altro. E’ centrale nell’accezione della fiducia da ridare agli italiani – nei mesi della pandemia gli italiani hanno messo da parte, nei propri depositi di conto corrente, qualcosa come 160 miliardi di euro, e compito di Draghi sarà quello di mobilitare questi risparmi in consumi e investimenti.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE