Grillini con la schiena dritta
"Va arrestato". Anzi no. Così Sibilia (M5s) ha rimosso i tweet contro Draghi, sperando in una poltrona
Sibilia ha rimosso i tweet in cui ingiuriava Draghi, che ora però dovrebbe garantirgli un incarico nel sottogoverno. Ma noi ce li eravamo salvati
Definiva il premier un gangster. Lo denunciava alla procura di Roma in quanto esponente della "finanza stragista". Ora il grillino che non crede nello sbarco sulla Luna e che è in corsa per una riconferma al Viminale ripulisce i suoi profili social
In un paese senza memoria politica, c’è chi per entrare a far parte del governo Draghi ha pensato bene di cancellare le tracce: ripulire i propri social network nel tentativo di non far riemergere un passato imbarazzante. Un caso emblematico è quello del grillino Carlo Sibilia, sottosegretario uscente all’Interno, che ha rimosso dai propri profili i post in cui accusava l’allora presidente della Bce di essere un criminale (“bankster”) che “andrebbe arrestato”.
Sibilia, noto per ritenere “una farsa” lo sbarco dell’uomo sulla Luna (e probabilmente per questo messo dal M5s a occuparsi di sicurezza al Viminale), mentre il partito era lacerato al suo interno e ancora tentava di difendere Giuseppe Conte e la possibilità di un suo terzo governo, è stato uno dei primi ad aprire a un esecutivo guidato da Mario Draghi già il giorno dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli aveva conferito l’incarico: “Sono contento che si stiano creando le condizioni migliori per poter interloquire al meglio e senza pregiudizi con Draghi al fine di formare un governo politico, nel solco della responsabilità indicata dal presidente della Repubblica – ha scritto Sibilia il 4 febbraio su Facebook –. Alle sue parole, il M5s risponde come è nel suo stile fin dagli albori: con il contributo di idee, che sono sempre per noi prioritarie rispetto ai nomi”.
Una dichiarazione di scuola democristiana che pare aver appreso la grande lezione di Arnaldo Forlani, ma molto distante dal linguaggio usato dallo scapigliato deputato grillino delle origini: “Draghi: ‘Stati Ue cedano sovranità su riforme strutturali’, come diceva l’ottimo Beppe Grillo: Vaffanculo!”, scriveva Sibilia in un tweet del 7 agosto del 2014. Chi volesse cercare ora quel tweet non lo troverebbe: Sibilia lo ha cancellato insieme a tanti altri tweet compromettenti per evitare che qualche giornalista li tirasse fuori durante le trattative per la scelta di sottosegretari e viceministri. Ma, immaginando che Sibilia avrebbe potuto avviare i lavori di ripulitura dei profili, avevo provveduto a fare uno screenshot di questi e altri tweet contro Draghi.
Il 15 febbraio 2017, con tanto di selfie con l’autorizzazione con cui l’allora governatore della Banca d’Italia aveva autorizzato dieci anni prima l’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena, Sibilia accusa Draghi di essere un “bankster” (crasi di banker e gangster): “E’ stato Draghi nel 2008 a ‘mettere Mps su un piano inclinato’. Oggi gli italiani pagano 8 miliardi per i suoi errori. #bankster”. L’accusa di essere un criminale finanziario non era solo metaforica visto che quattro giorni prima, l’11 febbraio 2017, l’onorevole Sibilia invocava le manette per Draghi, rilanciando un articolo in cui si parlava del figlio del presidente della Bce: “Piccoli #bankster crescono. Draghi ha dato il via al crack Mps che oggi paghiamo noi 20 miliardi. Andrebbe arrestato” (i miliardi asseritamente fatti pagare ai contribuenti per colpa di Draghi scendono da 20 a 8 in soli quattro giorni).
La volontà di spedire Mario Draghi in galera non era un semplice sfogo, seppure grave, di un parlamentare populista sui social network. Era una convinzione che Sibilia aveva maturato insieme a colleghi di partito di pari livello come Claudio Cominardi, Paolo Bernini e l’uscente sottosegretario al Mef Alessio Villarosa, che ritenevano Draghi un “cospiratore” contro le istituzioni democratiche. Il trust di cervelli del M5s presentò il 14 luglio 2014, presso la Procura di Roma, una denuncia “contro la finanza stragista” a carico “dei presunti cospiratori appartenenti al Gruppo Bilderberg, tra cui Monti, Draghi, Van Rompuy, Barroso e compagnia brutta, per la presunta violazione della Legge Anselmi” (che punisce le associazioni segrete che perseguono fini illeciti). Erano gli anni in cui Sibilia, armato di telecamerina, si presentava a tutte le riunioni del “Bilderberg” in cui a suo dire si decidevano le sorti del mondo. Sibilia e soci chiesero anche l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’attività Bilderberg e del Gruppo dei Trenta (di cui Draghi fa parte) per indagare sul “complotto del 2011” ai danni dell’Italia.
Tutta acqua passata. Ora, per tentare di entrare nel governo guidato da quello che accusava di essere un criminale (“bankster” e “cospiratore”), Sibilia cancella il suo passato. Ma ci siamo noi a ricordarlo.
L'editoriale dell'elefantino