Matteo Salvini che telefona a Matteo Renzi. I capigruppo Pd-M5s-Leu che si incontrano al Senato in ricordo del Conte II (rimembranze rossogialle) per scrivere un documento programmatico e varare l’intergruppo parlamentare. E poi Salvini che fa gli auguri ai ministri di Forza Italia e incontra Mariastella Gelmini. E sempre il leader della Lega che ieri l’altro, alla Camera, si è visto per “parlare di lavoro” con Nicola Zingaretti. Oggi c’è il varo della nuova maggioranza. La vigilia è stata all’insegna dell’attivismo più sfrenato. Consapevolezza comune: nessuno si salva da solo. Come da chi? Oggi in Senato si vota la fiducia al premier Mario Draghi.
E’ chiaro come dietro a questa forsennata ricerca di fare squadra, cercare sponde, stringersi a coorte, resuscitare coalizioni scassate in versione subgoverno si nascondano le paure. Quelle dei partiti di questa maggioranza taglia XXL. Fantasmi che si sono già affacciati durante la composizione della squadra. La consapevolezza e il timore che il nuovo presidente del Consiglio, così silenzioso ma iper-politico, possa continuare anche in futuro “a non farci toccare una palla”, come dicevano un po’ tutti i partiti mentre davanti alla tv lo osservavano venerdì scorso intento a leggere la lista dei ministri.
E c’è dunque il terrore del Palazzo in tutto questo agitarsi. Andare tutti a destra e poi tutti a sinistra. Insomma, parola d’ordine: facite ammuina. Ma con l’Amuchina.
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