Siccome la situazione è sempre grave, quando si parla della dialettica interna al M5s, ma si ferma sempre parecchi passi prima di farsi seria, ecco che a ora di pranzo salta fuori pure il nome di Antonio Ingroia. “Sono in corso degli approfondimenti, ma è ancora prematuro”, dice Bianca Laura Granato, senatrice calabrese già risoluta a mollare il M5s: “Io mercoledì voterò No”. Pare che il contatto sia avvenuto. Solo che per costituirlo davvero, questo fantomatico gruppo di fuoriusciti, bisogna avere almeno dieci membri, e utilizzare un simbolo che si sia presentato alle elezioni del 2018: come quello della “Lista del popolo”, dell’ex pm, appunto. “In effetti è difficile capire quanti saremo a votare contro, perché in questo caso fino all’ultimo minuto potranno esserci ripensamenti”, dice Elena Botto, senatrice ligure pure lei orientata sul No, ma con la ferma intenzione di restare nel M5s. “Per questo chiedo a Vito Crimi di lasciare libertà di coscienza sul voto di mercoledì”. E d’altronde, dopo il post in cui Davide Casaleggio ha invitato i gruppi parlamentari ad astenersi, è tutto lecito. E così c’è chi, come fa Mattia Crucioli, non ammette incertezze: “Io mi sento già un esponente dell’opposizione”. E chi, pur non nascondendo perplessità, si dice attendista. “Molto dipenderà dal discorso che Mario Draghi terrà in Aula”, dice Laura Bottici.
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