Quando Alfano si distaccò con il Nuovo Centrodestra, quando B. andò al Nazareno. E ora? "Guerriglia urbana, se non Vietnam. La composizione governativa ha fatto impazzire i sovranisti".
Roma. C’è Matteo Salvini che incontra Nicola Zingaretti e dice “non voglio fare lo sfasciacarrozze”. E c’è Forza Italia che al governo (come la Lega del resto) ci va con i suoi esponenti più europeisti e centristi. E c’è quella storia a suo modo ingombrante, per il centrodestra, che ha avuto la sua ribalta tra il 2013 e il 2014, tempi di governi Letta e Renzi e della scissione dal Pdl dell’allora Ministro dell’Interno e vicepremier Angelino Alfano (da cui il Nuovo Centrodestra). Le situazioni “sono molto diverse”, dice Fabrizio Cicchitto, storico esponente di Forza Italia poi co-protagonista con Alfano e Schifani della scissione suddetta. Ma quel gesto, lungo la linea di frattura tra governisti e non, dice qualcosa ai protagonisti di oggi, giorno di concordia apparente su Mario Draghi in cui si intravede, in prospettiva, un nucleo di toni difformi.
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